Per rimanere in tema di serietà della stampa nazionale in tema di GW un esempio dell'uso dell'informazione tratto da corriere.it: l'ammiccamento è palese
Polo sud, la piattaforma Wilkins si spezza
Il riscaldamento globale ha provocato profonde fratture nel ghiaccio, grossi iceberg alla deriva
MILANO - Le immagini dell' Esa -l' agenzia spaziale europea -mostrano grossi iceberg staccarsi dal «Wilkins ice shelf » (GUARDA), una piattaforma di ghiaccio che si trova nella penisola Antartica. I ricercatori hanno affermato che il «Wilkins ice shelf» -grande quanto la Giamaica- è ha rischio di disgregarsi completamente nelle prossime settimane. La piattaforma è rimasta perlopiù stabile nel corso dell'ultimo secolo, ma ha cominciato a ritrarsi negli anni '90. Il «Wikins ice shelf» era tenuto insieme da un «ponte» di ghiaccio che legava l'isola di Charcot alla terra ferma Antartica. Ma in seguito al crollo del ponte avvenuto nelle scorse settimane, le fratture nel lato nord della piattaforma si sono ampliate e altre si sono formate per l'assestamento del ghiaccio. Secondo i dati del satellite, i primi iceberg si sono staccati venerdì scorso e da allora circa 700 km quadrati di ghiaccio sono caduti in mare.
RISCALDAMENTO GLOBALE - « Ci sono pochi dubbi sul fatto che questi cambiamenti sono il risultato del riscaldamento dell'atmosfera nella penisola Antartica, che è stato più rapido nell'emisfero sud», ha affermato David Vaughan, ricercatore del British Antarctic Survey. « Otto piattaforme di ghiaccio lungo la penisola Antartica hanno mostrato segni di rottura negli ultimi decenni e il distaccamento del «Wilkins ice shelf» è l'ultimo e il più grande della serie» spiega lo scienziato. La piattaforma ha perso il 14 % della sua massa nel corso dello scorso anno. Secondo i dati, negli ultimi 50 anni le temperature medie nella penisola Antartica sono aumentate di due gradi e mezzo, un aumento superiore alla media globale. Nelle prossime settimane gli scienziati ritengono che il «Wikins ice shelf» perderà circa 3,3370 km quadrati di ghiaccio, un'area grande quasi quanto il Lussemburgo. La rottura delle piattaforme antartiche non provoca in sé l'aumento del livello degli oceani, perché il ghiaccio non si scioglie ma continua a galleggiare, ma insieme all'aumento della temperatura dell'acqua è un importante indicatore del cambiamento climatico in atto nel pianeta.
PECCATO CHE NN CONSIDERANO CHE NELL'ANATARTIDE NELLA SUA INTEREZZA LA BANCHISA NN DIMINUISCE MA AUMENTA E NN DI UNA SUPERFICE PARI ALLA GIAMAICA MA BENSI DI CIRCA UN PAIO DI FRANCIE OLTRE LA MEDIA.... E OLTRETUTTO CHE IO SAPPIA IL GW E PIU MARCATO NELL'EMISFERO NORD CHE IN QUELLO SUD.....(perdonate il maiuscolo nn voleva essere gridato)..ecco dunque un esempio che la cattiva stampa è bipartisan^^
I giornalisti fanno il loro lavoro di semplificatori, nel caso citato, anche abbastanza bene: è risaputo che la penisola Antartica è una delle zone del globo che ha subito il maggior riscaldamento, mentre la piattaforma continentale gode miglior salute; la cosa però non è molto rappresentativa della situazione globale e peraltro era prevista dai modelli sul gw:
http://www.realclimate.org/index.php...ctica-is-cold/
qui tradotto: http://www.meteosarth.it/clima_12022...tica-cold.html
Ultima modifica di Marco P.; 30/04/2009 alle 21:55
Marco Pifferetti Albinea - Reggio E.
http://marcopifferetti.altervista.org/index.htm
Bé, caro Maurizio, sai certamente che questo non è solo il TUO di chiodo fisso....
Mi pare evidente che non si possa che partire da qui.....
Anche perché, fra le altre cose, esistono pure interessanti e "sospette" rilevanze geologiche a supporto della teoria di base.....
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Guarda che questa è un'asserzione forte e radicale. Io, fossi in te, toglierei quel "sempre"...
E cmq, non fa una grinza. La relazione fra CO2 e temperature è una cosa fisicamente intrinseca e dipende dalla prerogativa che un gas triatomico come la CO2 ha in ambito radiativo. E certamente, poi, la stessa CO2 risponde alle variazioni termiche in considerazione dei numerosi e potenti effetti di feedback.
Questo grafico spiega, anche se in maniera un po' sintetica, questa caratteristica del gas.
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In vista del prossimo Fifth Assessment Report l'IPCC ha effettivamente considerato la possibilità di fare valutazione scientifica allargando alla letteratura grigia, da leggersi anche come letteratura collaterale. In realtà all'interno di questo mare magnum circola molta letteratura che non mette minimamente in discussione i pilastri sui quali si poggia la valutazione di questo Ente. La parziale apertura dell'IPCC va quindi letta come un'apertura a 360° su tutta la letteratura grigia, e non soltanto su quella critica nei confronti di pubblicazioni che sostanzialmente postulano criticità e scenari futuri problematici all'attuale tasso di incremento del profilo termico alle diverse scale.
Inoltre, doverosamente va precisato che l'IPPC, sulla base della letteratura PR considera diverse forzanti antropiche attribuendo però grande importanza alla CO2, principalmente, ed alla CO2 equivalente a seguire, al seguito le altre forzanti con pesi minori e/o trascurabili. Un esempio che viene subito in mente è il peso che l'IPCC attribuisce (sempre su letteratura valutata)alle isole di calore, fino ad oggi considerato assolutamente trascurabile. Si tratta quindi di riprendere questa materia (forzanti antropiche) provando a rivederla sui pesi specifici e/o sul ruolo che queste differenti forzanti giocano nei confronti del sistema. Tuttavia, considerando che l'IPPC svolge una funzione di valutazione scientifica su pubblicazioni scientifiche peer rewiew diventa fondamentale comprendere cosa si sta scrivento in questo circuito ed in queste materie.
Una revisione della materia, non necessariamente radicale, cambierebbe molti aspetti del problema.
Dici che qualche pulce comincia a circolare? in effetti siamo tutti in attesa di capire quando i verrà aggiornata la soglia del 1998, se sarà aggiornata. Nel frattempo sono undici anni che si registrano andamenti termici altalenanti, sempre sufficientemente alti ma sempre al di sotto della soglia del 1998, mentre i trends lineari a brevissimo termine evidenziano una flessione che sembra posticipare nel tempo questo eventuale ritocco.
V
Ultima modifica di jonioblu; 01/05/2009 alle 14:45
jonioblu
Quello che noi sappiamo, come dicevo prima, è che le T globali sono determinate da una miriade di cause e concause. Isolare la realzione tra T e CO2 sarebbe in teoria possibile solo nell'ipotesi di ceteris paribus, ovverossia assumendo che TUTTE le altre variabili in gioco rimangano ferme. Purtroppo nel mondo reale non è possibile dire "sole fermati e tu luna non avanzare" per esaminare l'effetto singolo della CO2. Lo si può stimare, con gradi crescenti di accuratezza, ma non è possibile, oggi, determinare una relazione che ci dica che all'aumento di tot ppm di CO2 corrisponderà una aumento di 0,x gradi C.
Che la CO2 sia prodotta, in vario modo, dall'uomo, mi pare incontestabile. Cosa può aver prodotto, nelle ultime decine di anni, un aumento così repentino come non si vedeva da centinaia di migliaia di anni? E' lecito supporre che proprio in questi anni si siano verificate condizioni naturali che l'abbiano determinato e che nelle precedenti centinaia di migliaia di anni no? E' un assurdo logico.
Maurizio
Rome, Italy
41:53:22N, 12:29:53E
A me sembra che questi due passaggi possano rientrare a pieno titolo nel vasto capitolo "come nasce una leggenda metropolitana".
L'IPCC dice CHIARAMENTE perché ha deciso di esaminare anche parte della letteratura grigia. Dice chiaramente in che ambito ha deciso di farlo e che cosa, in tale letteratura, va cercando.
Non c'entra nulla con una revisione dell'analisi generale, né col peso eventualmente da dare ai GHG né con un ridimensionamento dell'effetto serra antropico. Nulla: è detto con chiarezza. La letteratura verrà esaminata nell'ambito del capitolo adattamento e mitigazione, che era (nella struttura passata) il working group III "Mitigation of climate change". Ciò di cui auspicate l'eventuale revisione è materia del Working Group I "The Physical science basis".
Se poi si vuole continuare a fantasticare lo si faccia. Sapendo che si fantastica e ci si è allontanati dalla realtà.
Maurizio
Rome, Italy
41:53:22N, 12:29:53E
Se detrendizziamo le temperature dal principale segnale che influenza la variabilità interannuale, vale a dire l'ENSO (come normalmente si fa se si vuole ottenere un'informazione il più possibile indipendente da questa variabilità), l'anno più caldo diventa il 2005 (GISTEMP) o sia il 2005 che il 2001 (HadCRUT3v). L'ultima decade rimane sempre la più calda e i primi 8 risp. 10 anni più caldi (in dipendenza del dataset) sono tutti negli ultimi 10 (escluso il 2008).
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Ma a parte il tuo scetticismo sugli incendi (ma parecchi studi effettuati, in realtà, sembrerebbero confermare quel che ho scritto e in gran parte dell'area tropicale coperta da foreste pluviali, d'altronde, El Nino porta maggior siccità e quindi più rischio di incendi rispetto alla Nina), sul resto diciamo la stessa cosa! Solo che io ho offerto uno spunto ulteriore, mediante l'interessante ruolo di "biological carbon pump" svolto dal fitoplancton (la cui proliferazione, in una delle più importanti zone oceaniche di upwelling e rimescolamento profondo, è appunto influenzata dall'ENSO).
EDIT: da quest'interessante contributo dal meeting autunnale 2007 dell'AGU, si dice che
In sostanza: durante gli anni recenti del Nino, nelle foreste tropicali del sudest asiatico l'uomo ha più facilmente approffittato della siccità per incendiare più rapidamente le foreste a scopi agricoli > maggior produzione di CO2. Inoltre gli aerosol liberati dal fuoco, filtrando la luce solare, hanno ridotto la produzione primaria su scala regionale > minor assorbimento di CO2 >>> forte correlazione fra Nino e rateo di crescita della CO2. Ma ci sono anche un paio di effetti che potrebbero controbilanciare un po' la cosa, in assenza di interventi antropici nel land use; il più interessante dei quali fa riferimento al fatto che, durante il Nino, in presenza di alisei più deboli e di conseguente minor upwelling e outgassing nel Pacifico tropicale orientale, si rafforzano i pozzi oceanici di carbonio (pur se, come già detto prima, occorre anche fare i conti con il ruolo della minor produzione di fitoplancton).Remote sensing and trace gas observations from the last decade show that humans take advantage of El Nino-induced drought to clear tropical forests for agriculture at a faster rate. During El Nino events of 1997/1998, 2002, and 2006 fire emissions increased substantially in equatorial Asia. In parallel, fire-emitted aerosols may have reduced light levels and gross primary production at a regional scale. Both of these mechanisms contribute to a strong negative correlation between the Southern Oscillation Index and the CO2 growth rate observed in the Mauna Loa CO2 time series. In the absence of widespread changes in the fire regime caused by humans, two mechanisms linked with El Nino probably have the opposite effect on atmospheric carbon dioxide levels. In intact forests, moderate drought may enhance net ecosystem carbon uptake by causing microbial respiration to shutdown more rapidly than net primary production. Relaxation of the trade winds during El Nino suppresses upwelling and reduces outgassing of CO2 from the eastern equatorial Pacific - strengthening the ocean sink.
Sul ruolo dei vulcani e degli effetti sulle piante del conseguente aumento di luce diffusa, quoto qualche passaggio dallo studio citato:
Many scientists previously thought the reduction in sunlight lowered the Earth's temperature and slowed plant and soil respiration, a process where plants and soil emit CO2. But this new research shows that when faced with diffuse sunlight, plants actually become more efficient, drawing more carbon dioxide out of the air.
"Diffuse radiation has advantages for plants," Gu said. That's because when plants receive too much direct light, they become saturated by radiation and their ability to photosynthesize levels off. In the layers of leaves from top to bottom, called the plant canopy, only a small percentage of the leaves at the top actually get hit by direct light. In the presence of diffuse light, plants photosynthesize more efficiently and can draw more than twice as much carbon from the air than when radiated by direct light.
Ultima modifica di steph; 01/05/2009 alle 21:32
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