Benissimo...allora aumenterai temporaneamente (molto temporaneamente perchè sempre di breve periodo si tratta) il deficit per poi ritornare al livello di prima, se non anche a un livello migliore, non appena entreranno i benefici del calo delle tasse.
Attenzione comunque: il fatto di tagliare le tasse non vuol dire che la spesa pubblica non vada toccata. Tutt'altro: io sono a favore di una completa rivisitazione della spesa, anzitutto per quanto riguarda la sanità e la scuola. Dove rivisitazione significa l'istituzione di organismi volti a classificare gli istituti di welfare per poi tagliare fondi agli istituti meno efficienti (e non tagliare verso quelli maggiormente efficienti), piuttosto che effettuare tagli "a pioggia" che non hanno nessun effetto migliorativo sul welfare, come quelli effettuati negli ultimi anni.
La mia idea è che il taglio delle tasse debba essere maggiore della spesa pubblica perchè diversamente è e sarà impossibile stimolare la crescita. Siamo in una situazione di carenza sia della domanda che dell'offerta oggi. Le imprese non producono, i consumatori non consumano. L'unico modo per far ripartire l'economia e migliorare i conti pubblici è tramite politiche fiscali espansive, non restrittive. E in Italia politica fiscale espansiva può significare solo taglio delle imposte (non aumenti di spesa visto che ce n'è fin troppa).
Eh no, Lorenzo.Quello che dico io va fatto ORA in tempo di crisi. Perchè è ora che si devono adottare politiche fiscali e monetarie espansive per stimolare la domanda. Questo perchè solo in tal modo si può rilanciare il volano dei consumi e la produzione, e da li tutto il resto. A dirlo non sono io ma una larghissima schiera di economisti attuali e passati (da Keynes a Laffer), oltre all'evidenza di casi storici fra cui ad es. gli Stati Uniti dell'era Roosevelt, in cui il debito pubblico/PIL si ridusse malgrado la politica di forte stimolo fiscale.
Quello che dici tu, di mantenere in ordine rigorosamente i conti pubblici va invece effettuato durante i periodi espansivi, e doveva essere fatto negli anni '80, quando invece la crescita è stata drogata dal debito facendo saltare i conti senza motivo logico (ed è grazie a quel periodo li che ci ritroviamo così oggi).
Vedi, il problema è che - come hai mostrato meglio nel post sotto paragonando la tua situazione personale a quella dello Stato - ragioni come se lo Stato fosse una famiglia o un singolo individuo, e quindi le sue spese siano rigidamente fissate dal vincolo di bilancio.
Non è così: lo Stato è una sorta di stabilizzatore dell'economia, nonchè l'unico organismo in grado di darle una spinta esterna per farla ripartire. Se le famiglie risparmiano e le imprese non investono occorre una spinta esterna e questa spinta può darla solo lo Stato attraverso manovre fiscali espansive che abbiano un ritorno immediato in termini di crescita economica e di conti pubblici migliori. Dovrò finanziarmi a debito? Chissenefrega se poi nell'arco di breve tempo mi rientrano i soldi degli investimenti fatti o delle tasse calate. Il problema è quando ci si finanzia a debito per pagare la spesa corrente, quello si che è un problema.
Come già scritto sono perfettamente d'accordo sulla necessità di ridimensionare la spesa pubblica e il settore pubblico. O meglio: rivisitarlo e renderlo più efficiente. Perchè questo dev'essere il vero obiettivo prossimamente. Il problema delle ns. AP infatti non è solo quello di spendere molto ma anche di farlo senza dare risultati visibili in termini di utilità e accrescimento del benessere sociale: in altre parole sono inefficienti. E servizi pubblici inefficienti diventano automaticamente iniqui: perchè il cittadino più ricco potrà rivolgersi al privato e ottenere un servizio scolastico o di sanità migliore mentre il povero non può e deve accontentarsi di quello qualitativamente minore statale. Ecco allora la necessità di agire fortemente sulla selezione meritocratica delle AP e dei propri dipendenti, cosa che oggi in Italia non è stata - se non in parte minimale - fatta.
Su questo sono perfettamente d'accordo con te (e penso proprio che la tua idea di riduzione del welfare sia in linea con quanto appena detto).![]()
«L'Italia va avanti perché ci sono i fessi. I fessi lavorano, pagano, crepano. Chi fa la figura di mandare avanti l'Italia sono i furbi, che non fanno nulla, spendono e se la godono» (Giuseppe Prezzolini, 1921)
La tua situazione è analoga alla mia, i miei in sostanza non si sono mai fatti mancare nulla anzi ,anche se hanno fatto la decisione di non comprare un'immobile non per motivi economici anche perchè mio padre più che operaio ad onor del vero è da 20 anni che è un'impiegatoinvece mia madre per motivi di salute non dal 91' in avanti non ha potuto proseguire nella carriera da operaia
quindi si è arrangiata a fare lavori di pulizia per conoscenti
.
Economicamente non mi posso lamentare anzi vista la situazione attuale mi sento ancora fortunato anche se mi manca il lavoro!!
I miei suoceri invece hanno ragionato al contrario dei miei e hanno più case di proprietà e stanno altrettanto bene![]()
Sestriere 8/12/14
Fede http://webgis.arpa.piemonte.it/webme...DTOT=001191902
Con l'affitto risparmi il costo degli interessi ... il denaro mica lo prestano a gratis, anzi .... quel costo degli interessi è bilanciato dal fattore tempo ... tu rinunci a qualcosa (casa di proprietà) oggi (risparmiando) per averlo domani. Se ti indebiti il fatto di "bruciare i tempi" lo paghi sottoforma di interesse. Il risparmio è consumo differito ed il costo del differimento (tempo) è equiparabile al costo dell'interesse. Poi siam tutti d'accordo che un minimo di indebitamento non è il male assoluto ma qui si sta parlando di decenni dove il sistema si è retto sull'indebitamento quasi totale.
[B]Lorenzo Smeraldi : [/B]le migliori idee sono sempre quelle che vengono realizzate
Quello che dici è vero, ma, imvvho stai semplificando un po' tanto.
Che non costringa il dottore è sicuro.
Ma non è che non ricorrere mai all'indebitamento sia necessariamente una soluzione più efficace, anzi.
L'esempio dell'apertura o dell'espansione di un'attività l'ho già fatto: se vuoi avviare un'attività in proprio perchè sei convinto della tua idea e del fatto che con quella potrai farci soldi e non hai un capitale iniziale a disposizione sufficiente cosa fai? Ricorri ad un prestito bancario o rinunci all'attività? Ovviamente entrambe le soluzioni sono valide e lecite. Ma altrettanto ovviamente non ce n'è una necessariamente migliore dell'altra: se tutti scegliessimo la prima avremmo sicuramente un elevato numero di fallimenti con conseguenze da valutare, ma se scegliessimo tutti la seconda avremmo una società che non fa impresa e destinata a sparire perchè, volenti o nolenti, i capitali esistenti se non li "mantieni" col lavoro col tempo si erodono.
E non vale solo per fare impresa, ma anche per l'investimento immobiliare fine a se stesso; ovviamente a posteriori è facile, ma chi negli anni '60 con un gruzzoletto da parte avesse deciso di comprare appartamenti, magari indebitandosi anche in modo significativo, sarebbe diventato un possidentegrazie all'esplosione dell'inflazione negli anni '70 (esempio volutamente tirato per i capelli perchè non è un modo sensato di ragionare; soprattutto perchè a posteriori
).
Ovvio che ricorrere all'indebitamento espone a rischi, ma il rischio fa parte sia dell'attività d'impresa che della vita in comune (come l'esempio della famiglia che citi). Se non si rischia non si progredisce; se rischi troppo salti in aria; trovare il punto di equilibrio sta nella testa (e a volte anche nel culo, ma vabbè... C'è...).
Neutrofilo, normofilo, fatalistofilo: il politically correct della meteo
27/11: fuori a calci i pregiudicati. Liberazione finalmente.
[B]Lorenzo Smeraldi : [/B]le migliori idee sono sempre quelle che vengono realizzate
Quotus.
Riquotus, salvo il fatto che stante l'attuale stato dei nostri conti pubblici, segnatamente il livello del debito, sarà molto dura strappare concessioni in tal senso.
A margine: non solo negli anni '80, ma anche nella prima parte degli anni 2000 quando ci siamo bruciati la manna del calo degli interessi in spesa corrente e tornando in condizioni potenzialmente peggiori di prima.
Ecco appunto.
Sai che il TAR di non so chi ha bocciato lo scorso anno quell'ipotesi di costi standard che si stava tentando di introdurre per esempio a livello sanitario? Bocciatura motivata, se ricordo bene (ma non è affatto detto) con il fatto che è materialmente impossibile scegliere sistematicamente, per esempio, lo stesso fornitore (es. quello che offre il prezzo migliore) perchè distorsivo del mercato?
Con il risultato che, se non ci si torna sopra cambiando la formulazione senza cambiare la sostanza, qualcuno continuerà a comprare 100 sirighe per un Euro e altri 1 siringa a 100 Euro...............
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Tornando a Giorgio: 100000 euro? Nè casa, né bar: investimenti mobiliari, possibilmente non troppo rischiosi, e tra di essi una parte della cifra in titoli di stato non solo italiani. Nessuna IMU, nessuna tassa rifiuti, nessuna manutenzione straordinaria; paghi lo 0,15% annuo di "bollo" e ti becchi le cedole, e in più, se si rivalutano, li vendi prima della scadenza e ci guadagni ancora di più. E se hai bisogno dei soldi per ragioni impreviste, non devi aspettare anni che qualcuno ti compri la casa ma li vendi in quel momento di tua iniziativa...magari anche perdendoci un po' ma almeno sai che in qualsiasi momento hai soldi potenzialmente liquidi all'istante.![]()
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