Sono sostanzialmente d'accordo, anche se bisognerebbe meglio "circostanziare" (non tu...) cosa si intende per eccessivo peso pubblico.
perchè ogni tanto sento voci autorevoli (nel senso che sono rappresentative di categorie importanti) richiedere proprio un aumento di investimenti pubblici.
se invece intendiamo una "cura dimagrante" della PA con me si sfonda una porta aperta; va tenuto conto però, della complessità della situazione e della grandissima difficolotà ad operare su questo settore.
credo che i Ministri deputati del Governo in carica siano tutt'altro che sprovveduti e cerchino davvero di dare risposte in merito,ma sanno altresì che è molto difficile.
Ecco non vorrei che ci si aspettasse il colpo di bacchetta magica.....il percorso è lungo e tortuoso.
E la fine della procedura d'infrazione io la vedo come un'opportunità, una grande opportunità.
Non una sciagura come a volte si vuol far credere.
Nell'austerità non si cresce.
Ciao Giorgio, Grande Astigiano.
...più vai in alto, più il vento tira...(G. Trapattoni)
Penso che il problema sia ancora diverso...Cioè che in Italia esiste una cultura della quantità di denaro speso come indicatore della bontà di un servizio. Per molte,moltissime persone che ho sentito, più si spende per un servizio statale e migliore questo è. Non considerano minimamente l'eventualità che i soldi siano spesi male e che,se pur essendo l'Italia uno dei Paesi con la maggior spesa, i servizi sono di livello certamente non superiore alla maggior parte dei Paesi occidentali, forse qualcosa vuol dire.
Nessuno pensa minimamente all'eventualità che il denaro possa essere speso in maniera inefficiente e anti-meritocratica, producendo più danni che migliorie. Anzi, spesso se introduci dei criteri di merito all'interno di un servizio, sia esso la scuola o la sanità o qualunque altra cosa, il sindacato dei relativi dipendenti pubblici insorge perchè "siamo tutti uguali" (sic) e quindi "dobbiamo essere pagati allo stesso modo"
Basti pensare ad un episodio cui ho assistito poco fa. Qui in facoltà è venuto a fare una conferenza sulla crisi il dr. Giulio Sapelli, uno storico dell'economia, che - malgrado il suo orientamento prettamente keynesiano - disse in conclusione che l'Italia avrebbe dovuto tagliare parte della spesa corrente, e diminuire le imposte dirette su imprese e lavoro, se voleva provare a rilanciare l'occupazione. A quel punto intervenne il mio prof. di Economia Pubblica facendo notare come buona parte della spesa da tagliare sia riconducibile soprattutto al settore sanitario, dove l'Italia negli ultimi 10 anni ha aumentato le spese anziche diminuirle.
Dopo quest'affermazione, saltò su una signora che aveva lavorato come medico in un ospedale per diversi anni, prese il microfono e disse che dubitava moltissimo dell'aumento di spesa sanitaria menzionato, perchè lei aveva lasciato l'attività di medico proprio 10 anni fa e da allora aveva notato solo peggioramenti nel livello dei servizi sanitari.
Questo piccolo esempio dimostra quello che ho appena scritto, cioè che in Italia non esiste una cultura della qualità ma piuttosto della quantità: tante, tantissime persone sono convinte che più spendi più il servizio è migliore, e di conseguenza che tagliare la spesa significhi solo ed esclusivamente peggiorare il servizio pubblico. Non è solo una questione di caste, o interessi di palazzo, Lorenzo: per me è proprio una cultura insita nell'italiano medio a essere sbagliata. E cambiare il modo di pensare è ancora più difficile, ahime...![]()
«L'Italia va avanti perché ci sono i fessi. I fessi lavorano, pagano, crepano. Chi fa la figura di mandare avanti l'Italia sono i furbi, che non fanno nulla, spendono e se la godono» (Giuseppe Prezzolini, 1921)
E di questo sono convinto pure io, mi accodo alla signora in questione. O meglio: voi pensate veramente che, nel caso si sforbiciasse ulteriormente in sanità, sarebbero tagliati davvero gli sprechi? Oppure finiremmo di nuovo (come da 5 anni a sta parte) a veder chiusi reparti, pronto soccorso in condizioni da terzo mondo, tagli anche alle spese più futili? Vi dico solo che in certi reparti, qui a Treviso, per ovviare ai tagli del governo si è arrivati a negare la terza bottiglietta d'acqua giornaliera ai pazienti che la chiedevano...a sostituire il plaid invernale con un maggior numero di coperte estive perchè lavare il plaid costava troppo (fonte mio zio, medico, dunque non sono sparate per sentito dire!). Vogliamo proseguire? Vogliamo che la sanità chiuda i battenti del tutto? No, perchè io - vi avviso - alla favoletta secondo la quale un taglio dei trasferimenti statali genera servizi invariati e tagli agli sprechi, ho spesso di crederci da tempo.![]()
Sai perchè questo? Per due motivi:
1 i fondi che lo Stato da agli ospedali arrivano a pioggia, cioè uguale per tutti a prescindere, sia per l'ospedale efficiente quale può essere quello di Treviso, sia per quello totalmente inefficiente;
2 i tagli avvengono analogamente, cioè sempre a pioggia, senza un minimo di distinzione tra i settori più efficienti e quelli meno efficienti. E' il criterio del "siamo tutti uguali, vogliamo essere pagati tutti allo stesso modo". Quello che ha sempre dominato nel settore pubblico in genere e che oggi non è più minimamente sostenibile (oltre ad essere, a mio modesto avviso ma questo è un problema mio, fortemente immorale).
Altrimenti non si spiegherebbe perchè l'Italia è uno dei Paesi che spendono di più per la sanità eppure i servizi non sono migliori della media europea, anzi![]()
«L'Italia va avanti perché ci sono i fessi. I fessi lavorano, pagano, crepano. Chi fa la figura di mandare avanti l'Italia sono i furbi, che non fanno nulla, spendono e se la godono» (Giuseppe Prezzolini, 1921)
Veramente, in percentuale al PIL, in sanità spendiamo meno di tanti altri paesi...erano uscite le statistiche pochi mesi fa![]()
Se magari può essere vero per l'uomo della strada dubito lo sia per chi sta nella stanza dei bottoni. Nel quale caso è più facile che ci sia la cultura del più denaro spendo più è facile che mi rieleggano...
Sorprendente visto che abbiamo quasi 5 punti in più di spesa corrente al netto degli interessi rispetto al 2000..................
A proposito della sanità non mi risulta che il nostro livello sia così peggio della media europea.
Neutrofilo, normofilo, fatalistofilo: il politically correct della meteo
27/11: fuori a calci i pregiudicati. Liberazione finalmente.
Dai va... Dopo l'asta alla fine andiamo umanamente.![]()
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Sestriere 8/12/14
Fede http://webgis.arpa.piemonte.it/webme...DTOT=001191902
La seconda affermazione discende logicamente dalla prima e di fatto non fa che confermare quanto ho detto. Se i politici in generale guardano il consenso, è il consenso si perde tagliando spesa pubblica e si guadagna spendendo di più significa che all'interno del Paese, mediamente, è presente una "cultura della quantità di spesa"...
Quanto alla sanità dando un'occhiata ai dati (che stamane non ho avuto tempo di cercare purtroppo), devo effettivamente smentirmi. Come servizio in se è probabilmente uno dei pochi in cui l'Italia riesce piuttosto bene.![]()
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