A proposito di chi vuol vedere gli anziani come degli scrocconi che ruberebbero il futuro a noi giovani: beh, sicuramente qualcuno ce n'è, ma la maggior parte dei nostri genitori e dei nostri nonni ha fatto sacrifici che noi nemmeno ci immaginiamo. Non è che prima fossero tutti impiegati che scaldavano la poltrona: la maggior parte dei nostri genitori e dei nostri nonni erano operai, muratori, contadini, insomma gente che faceva lavori manuali, con una fatica indicibile, quei lavori che oggi facciamo fare agli immigrati...
Ah no?!
Forse non ti è chiaro che "grazie" al vostro caro ed amato oracolo rappresentato dalla Fornero ad oggi ci vogliono 42 anni e 6 mesi di contributi per andare in pensione. Dal 2016 si passa a 42 anni e 10 mesi. Tra 2 anni "grazie" all'adeguamento dell'aspettativa di vita si potrà andare in pensione con 43 anni e 2 mesi e via andare di questo passo.
Se la matematica non è un'opinione, per me che dovrei andare in pensione con 43 anni e 13 settimane di contribuzione, poter andare con 41 credo rappresenti un abbassamento. Tu che dici?
Ok, credo di aver fornito sufficienti spunti di riflessione nel merito in questi miei messaggi.
Mi ritiro per un po' di tempo nelle mie stanze...
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La cosa più bella della neve? Il silenzio che l'accompagna nella caduta. Un silenzio non imposto, che dovrebbe essere la norma e invece è l'eccezione, tanto da gridare alla "calamità naturale". Forse non è la neve, ma il silenzio ad essere visto con sospetto. Nel silenzio si ascolta, nel silenzio si ragiona. Il silenzio, come la neve, non è noia, è gioia. Dovrebbe nevicare più spesso.
Adriano, ni.
Mia madre ha cominciato a lavorare a 14 anni. Controllava che le calze di un calzificio di Quinzano non fossero difettose. Poi ha fatto due anni di scuola infermiera, non finendola, e ha cominciato a lavorare in Ostetricia all'ospedale di Orzinuovi. E' andata in pensione a 39 anni. E non era tra le più' giovani.
Me la ricordo sul divano al mattino alle 7, appena appisolata, dopo essere tornata dal turno di notte. Si alzava con l'aria distrutta e la colazione me la faceva comunque, senza dire una parola. Essendo lavoratrice dipendente non ha mai evaso una lira. E e' andata in pensione quando la legge glielo consentiva. Prende poca roba, meno di 1000 euro al mese.
Nessuno dice che i vecchi siano dei delinquenti. Stiamo semplicemente dicendo che, rimanendo all'interno della legge, hanno sfruttato un meccanismo che garantisce loro di ricevere più di quanto dato. Non e' una cosa sostenibile.
E per quanto riguarda la lista dei problemi alternativi che hai elencato, sicuramente l'evasione e' molto importante e va combattuta. Gli stipendi d'oro e i vitalizi invece sono insignificanti: magari sarebbe utile tagliarli per dare il buon esempio, ma all'atto pratico servono a niente per risolvere i problemi che abbiamo.
La soluzione che secondo me e' più' equa e' simile a quella proposta per i tanti tassisti che hanno perso i soldi con l'arrivo di Uber senza aver fatto nulla di illegale. Diamo una ricompensa una tantum (quantificarla e' veramente difficile), pero' eliminiamo istantaneamente questo meccanismo che toglie la possibilità di emergere alle nuove generazioni.
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#NousAvonsDéjàGagné
Vero, ma il pizzettaro, per quanto molto più faticoso di un lavoro di scrivania, non è il lavoro più faticoso che ci sia. Pensiamo a quelli che lavorano nei cantieri stradali, anche col caldo del luglio 2015, anche nella bassa emiliana, nel tavoliere delle Puglie e nella piana di Catania... La maggior parte sono stranieri.
Ma comunque, anche se sono italiani, non sono loro quelli che più si lamentano. Quelli che più si lamentano sono quelli come noi che, grazie ai sacrifici dei genitori, hanno potuto studiare, e quindi non lavorare, fino alle soglie dei 30 anni, e adesso dicono che quelli che li hanno fatti studiare spaccandosi la schiena gli rubano il futuro!![]()
LA LETTERA DEL FIGLIO DI UN OPERAIO
Ero nato da poche ore, l’ho visto, per la prima volta, era alto, bello, forte e odorava di olio e lamiera.
Per anni l’ho visto alzarsi alle quattro del mattino, salire sulla sua bicicletta e scomparire nella nebbia di Torino, in direzione della Fabbrica.
L’ho visto addormentarsi sul divano, distrutto da ore di lavoro e alienato dalla produzione di migliaia di pezzi, tutti uguali, imposti dal cottimo.
L’ho visto felice passare il proprio tempo libero con i figli e la moglie.
L’ho visto soffrire, quando mi ha detto che il suo stipendio non gli permetteva di farmi frequentare l’università.
L’ho visto umiliato, quando gli hanno offerto un aumento di 100 lire per ogni ora di lavoro.
L’ho visto distrutto, quando a 53 anni, un manager della Fabbrica gli ha detto che era troppo vecchio per le loro esigenze.
Ho visto manager e industriali chiedere di alzare sempre più l’età lavorativa, ho visto economisti incitare alla globalizzazione del denaro, ma dimenticare la globalizzazione dei diritti, ho visto direttori di giornali affermare che gli operai non esistevano più, ho visto politici chiedere agli operai di fare sacrifici, per il bene del paese, ho visto sindacalisti dire che la modernità richiede di tornare indietro.
Ma mi è mancata l’aria, quando lunedì 26 luglio 2010, su “ La Stampa” di Torino, ho letto l’editoriale del Prof . Mario Deaglio. Nell’esposizione del professore, i “diritti dei lavoratori” diventano “componenti non monetarie della retribuzione”, la “difesa del posto di lavoro” doveva essere sostituita da una volatile “garanzia della continuità delle occasioni da lavoro”, ma soprattutto il lavoratore, i cui salari erano ormai ridotti al minimo, non necessitava più del “tempo libero in cui spendere quei salari”, ma doveva solo pensare a soddisfare le maggiori richieste della controparte (teoria ripetuta dal Prof. Deaglio a Radio 24 tra le 17,30 e la 18,00 di Martedì 27 luglio 2010).
Pensare che un uomo di cultura, pur con tutte le argomentazioni di cui è capace, arrivi a sostenere che il tempo libero di un operaio non abbia alcun valore, perché non è correlato al denaro, mi ha tolto l’aria.
Sono salito sull’auto costruita dagli operai della Mirafiori di Torino.
Sono corso a casa dei miei genitori, l’ho visto per l’ennesima volta. Era curvo, la labirintite, causata da milioni di colpi di pressa, lo faceva barcollare, era debole a causa della cardiopatia, era mio padre, operaio al reparto presse, per 35 anni, in cui aveva sacrificato tutto, tranne il tempo libero con la sua famiglia, quello era gratis.
Odorava di dignità.
(Luca Mazzucco)
PS Lo sapete chi è Mario Deaglio?!
No?
Allora ve lo dico in un orecchio: il marito della Fornero
La cosa più bella della neve? Il silenzio che l'accompagna nella caduta. Un silenzio non imposto, che dovrebbe essere la norma e invece è l'eccezione, tanto da gridare alla "calamità naturale". Forse non è la neve, ma il silenzio ad essere visto con sospetto. Nel silenzio si ascolta, nel silenzio si ragiona. Il silenzio, come la neve, non è noia, è gioia. Dovrebbe nevicare più spesso.
Adri, starai mica diventandomi comunista eh.
Lascia perdere la Fornero, la cui unica pecca e' stata il fatto di non essersi sporcata le mani per capire davvero i numeri delle persone colpite dalla sua manovra. Manovra progressista, tra l'altro. Manovra che va verso il miglioramento della vita delle nuove generazioni.![]()
#NousAvonsDéjàGagné
mah. A me non pare siano i più giovani a lamentarsi.( e parlo degli under 30) Assolutamente. Quelli che si lamentano davvero sono i padri di quelli. Gente che per la maggior parte lavora da quando hanno 16 e dopo 40 anni e passa di duro lavoro , si vedono continuamente aumentare l'età pensionabile . Di governo in governo.
I giovani under 30 manco ci pensano alla pensione( che a mio avviso manco esisterà più tra qualche tempo) , altro ché. Piuttosto pregano di trovare lavoro duraturo e costruirsi un futuro.
Matteo ''Jack'' Giacosa
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