
Originariamente Scritto da
steph
Persistenza o meno: ho fatto una semplice analisi statistica pluriennale (XX secolo) relativa all'Europa centrale (triangolo Potsdam, De Bilt, Lugano).
Ho considerato la variazione annuale dei coefficienti di correlazione (cdc) fra la media di una decade e quella immediatamente successiva della pressione atmosferica al suolo per inferire quanto persistenti (o meno) siano mediamente le varie fasi dei regimi meteorologici che connotano le configurazioni europee.
Il grafico seguente (una semplicissima cartella di Excel

) mostra la variazione media annua (asse delle x: linea del tempo suddivisa in 365/5 = 73 lassi di tempo, da gennaio a dicembre) dei suddetti cdc (asse delle y).
. Persistenza forte (generalmente con un cdc ≥ 0.3) significa che il regime di tempo meteorologico dominante, con maggior probabilità, tende appunto a persistere o a ripetersi a pochi giorni di distanza.
. Persistenza debole (generalmente con un cdc ≤ 0) significa invece che sono più probabili, in quei periodi, drastici o netti cambiamenti del regime meteorologico fino ad allora dominante (per es. da alta a bassa pressione o viceversa, oppure da correnti occidentali a strutture bloccanti o viceversa...).
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Ebbene: rimanendo ai primi 5 mesi dell'anno, i periodi statisticamente più probabili durante i quali c'è un drastico cambiamento del regime meteorologico fino ad allora dominante, sono collocabili ad inizio marzo, inizio seconda decade di aprile, inizio maggio e inizio seconda decade di maggio (il più significativo fra questi). In seguito più nulla fino al più importante
turning point annuale, quello a cavallo del solstizio di giugno (non sono rare, in Europa centrale, le estati partite a razzo e poi inceppatesi, o al contrario quelle che stentano a carburare e poi decollano: molto spesso il periodo fra metà e inizio ultima decade di giugno fa da spartiacque).
Al contrario, i periodi durante i quali la persistenza dello stesso regime meteorologico è più alta sono parecchi nei primi 5 mesi, ma quasi tutti (come è abbastanza ovvio) in inverno. Ad inizio seconda decade di marzo c'è l'unico periodo primaverile statisticamente più significativo, a testimonianza della forte variabilità intrastagionale della primavera e pure della relativa eccezionalità di situazioni così persistenti come quelle di quest'anno (ci sono
cmq altri 6-7 anni simili finora al 2011, nel contesto secolare).
Quindi: dal punto di vista meramente statistico, c'è da aspettarsi un possibile
turning point entro metà maggio (o ad inizio mese o, con maggiore probabilità, ad inizio seconda decade), altrimenti la persistenza potrebbe anche rivelarsi inquietante, in proiezione estiva.
Tuttavia tengo a rimarcare come questa sia solo un'analisi statistica: come dicono bene 4ecast e mat69, le variabili in gioco che possono influenzare le dinamiche atmosferiche sono molte, a partire per es. appunto dalle
SSTA.
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