Compreso tra i 40-55 N e gli 80-120 E la sua intensitÃ*, per cause che meriterebbero una trattazione a parte, è in modo incontrovertibile scemata negli ultimi decenni, tanto da scialacquare parecchi hpa. così da farsi più, come dire…..atteso. Comunque sia possiamo chiederci se l’intensitÃ* o meno dell’anticiclone russo-siberiano entri in qualche modo nel sistema delle teleconessioni risultando, in definitiva, rilevante per il clima DJF europeo. Orbene, dalle mie letture in merito, l’opinione che mi sono fatto è che le correlazioni con il clima europeo possano definirsi in definitiva deboli. L’unica evidenza di un certo impatto è, in generale, con il sud-est europeo e, in particolare, quella con il mediterraneo meridionale dove, in effetti esiste un rapporto di interdipendenza (o almeno una correlazione significante) tanto che un forte indice di RS è spesso associato ad una più o meno marcata diminuzione di geopotenziali in dette aree. Le condizioni compartimentali, se non meglio emisferiche, per una crescita sostenuta dell’anticiclone sono da ricercarsi in un situazione di SST di ENSO con ciclo neutro o (meglio) con una presenza della fase La Nina, con ampie anomalie negative nel Golfo del Messico e a ridosso delle coste portoghesi, nel mar cinese e nel mar del giappone. Anomalie positive sono invece indispensabili nell’artico siberiano. Ai piani isobarici di 500-700 hpa vi è la tendenza a forti azioni ostruenti tra la penisola di kola e l’oriente scandinavo con un wawe-train disposto con il flusso northerly sul settore occidentale europeo e Southerly sul Nord-est (ancora europeo) e, di nuovo, northerly in asia centrale, mentre il getto, come ha spiegato il buon Remigio, tende ad interessare le estreme latitudini artiche. Per il resto……nelle prossime puntate!
Bentornato Davide,
noto con piacere che il "WWT" (Winter Wonder Team) si sta a poco a poco ricostituendo.......
Segnalibri