
Originariamente Scritto da
Jadan
None of the models used by IPCC are initialized to the observed state and none of the climate states in the models correspond even remotely to the current observed climate
Nessun modello dell'IPCC è inizializzato ai valori osservati e nessuno degli stati climatici dei modelli corrisponde, nemmeno lontanamente, al clima che si osserva in realtà.
A questo punto però sono necessarie un paio di spiegazioni. Da come l'ha presentata Clayco sembra una critica del tipo " l'IPCC non ci azzecca. Usa modelli non validati e tutte le sue previsioni si rivelano toppate se confrontate con la realtà".
In realtà quel post (che non è dell'autore da lui citato, peraltro) vuol dire una cosa molto diversa. E cioè che l'IPCC non compie previsioni circa il clima futuro né le ha mai fatte. Semplicemente (si fa per dire) l'IPCC mette a confronto due stati: quello attuale e quello futuro qualora le emissioni andassero secondo secondo uno dei vari scenari previsti (da quelli meno a quelli più catastrofici).
Cioè, in buona sostanza, qual è la differenza? L'IPCC non si occupa (né mai l'ha fatto, nei modelli) dei periodi di transizione (cioè di oggi). Per questa ragione non si occupa delle attuali condizioni del tempo né si deve perdere tempo a confrontare i modelli dell'IPCC con la situazione attuale. Quello che viene fatto (da sempre) è confrontare due situazioni (chimiamole così) di equilibrio. Cioè il prima e il dopo. L'oggi e il domani. Che succede nel frattempo non è investigato nei modelli.
Perché è importante? Perché a seconda di come reagiscono certe grandezze (temperature oceaniche, correnti marine ecc. ecc.) tu puoi avere , nel periodo di transizione, ritardi, amplificazioni, aggiustamenti ecc.
Per riprendere discorsi fatti in altri thread, che parlavano dello stesso problema in termini differenti. Se uno dice "l'IPCC prevede, nel 2050, una temperatura di (poniamo) +1,5 gradi rispetto ad oggi , allora 2050-2000 sono 50 anni e 1,5 gradi diviso 50 anni vuol dire che la temperatura crescerà di 0,03 gradi all'anno, cioè di 0,3 gradi a decennio" dice una profonda inesattezza. Perché ha preso due stati di equilibrio deducendone arbitrariamente il periodo di transizione (cioè ha dedotto che la T cresce di 0,3 a decennio). Se poi capita che le T non sono cresciute di quell'ammontare, ecco che si salta alla conclusione che l'IPCC non le azzecca.
L'autore del post citato da Clayco mette in guardia contro interpretazioni del genere. E dice "In fact there are no predictions by IPCC at all. And there never have been. The IPCC instead proffers “what if” projections of future climate that correspond to certain emissions scenarios. There are a number of assumptions that go into these emissions scenarios. They are intended to cover a range of possible self consistent “story lines” that then provide decision makers with information about which paths might be more desirable. But they do not consider many things like the recovery of the ozone layer, for instance, or observed trends in forcing agents. There is no estimate, even probabilistically, as to the likelihood of any emissions scenario and no best guess."
Senza che lo traduca: l'IPCC offre scenari "what if". Cioè "quale sarebbe il clima del futuro se le emissioni continueranno ad andare come nelle ipotesi previste partendo dalla situazione climatica odierna?". Ed ecco che confronta due situazioni: la finale e la media odierna (media che può essere riferita ad un decennio, per esempio). Se facesse previsioni, allora dovrebbe dirci (ma non lo fa) cosa succede nel frattempo. Ma dato che (ad esempio) non si sa che razza di politiche verranno adottate e non si sa che cosa succederà, ecco l'argomento non viene proprio trattato.
In ogni caso, se seguite il link di Clayco, in fondo pagina, troverete questo post di Oliver Morton di oltre due anni fa.
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