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  1. #1
    andrea.corigliano
    Ospite

    Predefinito Riflessioni a posteriori sulla pesante ondata di maltempo delle ultime due settimane

    L’autunno, nel giro delle ultime due settimane, ha colpito in modo pesante su quasi tutta la penisola: chi prima, chi dopo, ha avuto a che vedere con fenomeni anche molto violenti che, in moltissimi casi, troveranno un posto sulle pagine del libro della climatologia italiana che ormai, sempre più spesso, è pieno di date recenti che surclassano i record dei decenni passati. È un tempo a cui piace essere protagonista, che vuole essere ricordato ed a cui piace... fare la “voce grossa”, come se l’atmosfera volesse prepontentemente far sentire, alla sorda società, come vanno le cose adesso. Un forte sussulto, come se fosse un terremoto atmosferico, che lascia il segno a macchia di leopardo ma che, questa volta, ha esteso il proprio raggio d’azione sia su vasta scala spaziale (interessata tutta L’Europa centro-occidentale ed il Mediterraneo) che su quella temporale (salvo qualche intermezzo, la pesante fase di maltempo, ora in fase di lenta attenuazione, è cominciata con il disastro del cagliaritano del 22 ottobre scorso). E allora... come vanno ora le cose? C’è qualcosa che non quadra in queste dinamiche violente che si sono ripetute a pochi giorni di distanza una dall’altra e che sono andate sempre più aumentando nel corso degli ultimi anni?

    Mentre gli scienziati si affannano a gridare al mondo intero che, per via della minore attività solare avutasi nell’ultimo anno, il global warming ha subìto un arresto, l’atmosfera invece ci vuole ricordare che, per inerzia, ha ancora da consumare diversi litri di carburante prima che il motore atmosferico ritorni a regime. Infatti, i tempi di risposta, piuttosto lunghi, fanno sì che l’imput dato oggi al motore sarà in grado di innescare un feedback, dai risultati evidenti, solo a partire dal momento il cui l’effetto dell’imput precedente, mediante il feedback precedente, si è materializzato, ovvero sia arrivato a destinazione inquadrando un nuovo stato di equilibrio con caratteristiche ben precise. Oggi, quindi, il nostro Mediterraneo deve ancora fare i conti con quella situazione di equilibrio che, nella maggior parte dei casi, associa ai peggioramenti del tempo un marcato flusso meridiano delle correnti in grado di accentuare fortemente i contrasti.

    Va inoltre ricordato quanto sia altamente non lineare la risposta del clima all’interno del nuovo stato di equilibrio che si è venuto a realizzare, nel senso che dentro la categoria “estremizzazione dei fenomeni” esiste certamente una scala graduata (supponiamo da 1 a 5), cioè un indice di estremizzazione che varia a sbalzi e che, a seconda dei casi, può farci sopportare... estremi a forza 1 come estremi a forza 4 e (forse) sempre per l’inerzia del motore atmosferico, può anche darsi che questa intensità dei fenomeni possa mostrare una certa tendenza al rialzo, cioè verso quei fenomeni estremi di forza maggiore. Io credo che, quanto è accaduto in queste ultime due settimane, sia proprio da associare a questo tipo di dinamica che, proprio per quanto è successo, ha per il momento raggiunto il massimo della propria potenzialità, ma non sappiamo se sarà in grado di andare oltre il limite che in questi giorni abbiamo sperimentato.

    Se ricordiamo brevemente solo alcuni degli episodi violenti che si sono succeguiti, infatti, dal 22 ottobre ad oggi dobbiamo sicuramente ricordare: le alluvioni lampo che hanno interessato la Sardegna (22/10 e i giorni a seguire fino al 4/11), l’alluvione in Marocco con accumuli fino a 500 mm (22/10), la violenta grandinata che ha interessato Reggio Calabria (28/10), la nevicata di Londra dopo oltre 70 anni (30/10), la mareggiata più intensa degli ultimi 30 anni in Liguria (30/10), i 26 °C di Napoli a mezzanotte (1/11), i record di caldo battuti in Puglia (2/11), le alluvioni in Francia (23/10 e 3/11), il tentativo di formazione di TLC sul Mediterraneo occidentale (4/11) le piogge intense sul Nord-Ovest (3-5/11), grandinata record a Nuoro (4/11) ecc, ecc...

    Insomma... credo che si sia abbastanza carne al fuoco per poter dire che, molto probabilmente, abbiamo vissuto il periodo più critico in assoluto. E credo che possiamo affermare questo per tre motivi: 1) per numero di eventi estremi che si sono verificati (circa 30 eventi estremi), 2) per l’estensione spaziale in cui tali eventi si sono verificati (tutta l’Europa centro-occidentale ed il Mediterraneo), 3) per l’estensione temporale in cui tali eventi si sono continuamente perpetuati (16 giorni). Sicuramente, tutto ciò può essere sufficiente per inviarci ad una seria riflessione e a concentrarci sul feedback ora in atto e non di quello che, probabilmente, prenderà corpo con l’attività solare venuta meno nell’ultimo anno: il global warming è ancora bello vivo e vegeto.

    Un saluto a tutti
    Ultima modifica di andrea.corigliano; 05/11/2008 alle 18:42

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