Non sono d' accordo, non é l' incidente in sè e la sua dinamica che pone il problema, ma se allarghi l' orizzonte temporale dell' evoluzione del traffico aereo qualche domanda te la poni (ed invero, é diverso tempo che me la pongo, ma non solo per quanto riguarda i piloti e l' aspetto "fattore umano").
Se, complice anche l' immagine dipinta da Cris (e che faccio mia, per quanto mi concerne), di piloti visti nella ns fantasia come supereroi, si immaginava il percorso di realizzazione professionale come una specie di K2 in invernale, personalmente mi viene difficile pensare che oggi si riesca a "saturare " il mercato dell' aviazione civile con personale perfettissimamente all' altezza dei loro colleghi del passato ....![]()
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fertile costa d'alto monte pende........" Dante, Paradiso XI
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Secondo me è più assurdo misurare la sicurezza sulla base della velocità invece che sugli incidenti mortali, ma tant'è... Ognuno sceglie il metro che preferisce.
Invece se ti si affloscia una gomma in curva, si rompono i freni in discesa, o, ancora meglio, dall'altra parte uno arriva contromano o, l'apoteosi, ti investe mentre attraversi sulle strisce puoi fare un sacco di cose.
Il concetto di rischiosità è proprio quello: bisogna moltiplicare il danno (che nel caso dell'aereo è sicuramente elevato) per la probabilità che accada.
Insomma... Non può essere un caso se i morti nel traffico aereo si contano a decine mentre quelli in auto a decine di migliaia...
Neutrofilo, normofilo, fatalistofilo: il politically correct della meteo
27/11: fuori a calci i pregiudicati. Liberazione finalmente.
Quando un pilota si butta perchè non può più salvare l'aereo decisamente a meno.
E comunque prevedere un meccanismo di espulsione per una persona addestrata anche per gestire questa circostanza estrema è una cosa.
Evacuare qualche centinaio di persone in un aeromobile in volo magari in condizioni di panico incontrollato?
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Ovvio, la paura è irrazionale e in quanto tale non c'è statistica che possa ribaltarla, altrimenti sarebbe razionale.
Ma sta di fatto che a parte le preferenze personali o le paure personali o le fobie personali l'aereo è più sicuro dell'auto (o di qualsiasi altro mezzo).
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Ciao Ale!
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Secondo me la valutazione sul "più sicuro" resta teoria.
Statisticamente, può anche essere che sei esattamente quello 0,000001% di casi che, purtroppo si verifica, e tanto basta. Personalmente sono abbastanza sfigata da collezionare una serie di situazioni in cui mi sento dire "è un caso, rarissimo, non era mai successo"... quindi, nel dubbio...
Sono propensa a preferire le situazioni in cui almeno una parte del rischio è condizionato dal mio comportamento stesso: se accade qualcosa, forse un pochettino magari me la son cercata, e forse magari riesco ad evitare all'ultimo istante con un guizzo di istinto di sopravvivenza.
Psicologicamente, è una situazione consolante. Dà almeno quel minimo di sostegno nel cacciare la punta del naso fuori casa (assieme alla considerazione che tanti sono anche morti nel crollo della propria casa, quindi forse è la vita che è un rischio).
Al di là di questo, mi vien da mettere in conto anche il numero complessivo di ore su auto rispetto alle ore volate. Anche il più assiduo dei vacanzieri, e buona parte dei business-men probabilmente, trascorrono più ore in un'auto che non in un aereo. La usiamo tutti i giorni, anche per recarci nell'isolato a fianco. Incrociamo centinaia di volte la rotta di centinaia di auto, regolandoci "a occhio" e sapendo che quelli che ci stanno intorno non necessariamente rispetteranno i protocolli. Insomma, non mi meraviglia che gli incidenti siano in proporzione.
Ma, a quel punto, è più rischiosa l'auto in sé, o è più rischioso il numero di incompetenti alla guida? Un rischio dell'auto potrebbe essere proprio questo: ha meno controlli, la patente la si dà a tutti, la gente guida telefonando, avendo bevuto, dormendo, leggendo il giornale etc. etc., ma a voler essere pignoli, non è un rischio insito nel mezzo, bensì in chi lo usa (o autorizza ad usarlo). E' bastata la medesima leggerezza sul conducente di un aereo, e si è fatta la medesima frittata.
Poi, ancora... molti provocano il loro stesso incidente, per condotta di guida, azioni sconsiderate, incuria del mezzo... tutti questi li depennerei dalla "pericolosità dell'auto" in sé: si tratta di selezione naturale.
Poi... poi... beh, non mi viene in mente altro...
fine dell'arrampicata sui vetri...
insomma, è un mero fatto psicologico, non quantificabile con numeri statistici: in auto ho l'illusione di poter sperare in un ultimo margine di c... fortuna. L'aereo mi fa paura perché è una scatola chiusa senza via d'uscita. E oltretutto sospeso nel vuoto.
Ecco, sunto perfetto per quanto mi riguarda e per "giustificare"la mia fobia di volare, al di la appunto delle mere statistiche.
Non e' razionale, ovviamente, ma tant'e': con l'obiettivita' di certo NON mi e' mai passata (o meglio, manco diminuita !) l'ansia ogni volta (poche, sino ad ora....) che si e' chiuso il portellone dell'aereo su cui sono stato !![]()
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Perché il discorso che si stava facendo era relativo alla possibilità soggettiva di ridurre la probabilità di avere un incidente in auto, avendo un comportamento di guida e manutentivo adeguato; possibilità soggettiva molto più limitata (inesistente per un passeggero inerte) quando sali su un aereo.
In soldoni quando mi metto al volante posso sperare, visto che metto in atto tutto quello che serve per avere un comportamento da buon padre di famiglia, di avere una probabilità (1) inferiore rispetto a quella generale di avere un incidente.
Quando salgo su un aereo, mi posso solo affidare alla probabilità generale (2) che il mio aereo abbia un incidente.
Il problema è che, quasi certamente, 1 sarà sempre maggiore di 2
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