Citazione Originariamente Scritto da 4ecast Visualizza Messaggio
La convezione intertropicale con buona magnitudine in fase 6->7 imprime una pulsazione calda in est Pacifico, a cui facemmo riferimento con Matteo riguardo alla maggiore ingerenza del ramo canadese del VP sulla Groenlandia, cioè all’accentramento del ramo canadese in zona polare (spinta calda per impatto sulle Rockies della nuova circolazione pacifica in seno al PNA+, detto in estrema sintesi).
Questa interferenza in terra groenlandese è rallentata dal fatto che buona parte della pulsazione calda viene inglobata dal flusso zonale che opera stiracchiando il lobo canadese fino a fargli assumere un asse da Terranova fino allo stretto di Bering. Visibile dal rafforzamento della wave 1 seguita a stretto giro dalla wave 2 che si porterà a breve sui massimi stagionali.

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Complessivamente nel periodo preso in considerazione, un’innalzamento dell’AO rispetto alla prima metà della stagione.
Come base per il proseguimento dell'analisi, penso a due grandi onde emisferiche che rimarranno presenti sull’emisfero nord, in Artico Canado-Groenlandese e in Artico Est-Siberiano.


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Come evidenziato nelle analisi dei vari longers, dopo una repentina crescita della wave 2 in combinazione alla 1 si assisterà ad un suo calo altrettanto repentino.
Con quali le modifiche da fare rispetto all'analisi iniziale ?



La spinta calda in Pacifico viene quasi interamente inglobata dal flusso zonale.
Questo allunga e fa ruotare in senso antiorario il ramo canadese che si porta con asse disposto maggiormente sui paralleli.
L'asse si trova a passare sulle anomale SST del nord ovest Atlantico.
Come reazione una forte pulsazione calda si dirige verso l'est della Groenlandia con una qualche aspettativa di andare oltre ma a questo punto la spinta del getto sul nordamerica arriva a compimento svuotando l'area canadese.
I massimi di vorticità si ricollocano in zona polare e la wave 2 subisce il tracollo.
La wave 1 invece cresce ancora e dunque vi è un travaso dei minimi di gpt attraverso l'artico europeo e il nord della Scandinavia verso sud-est.
Questo agisce spalmando sui paralleli il suo partner anticiclonico europeo.
L'ulteriore crescita della 1 fino quasi ai suoi massimi (del 10 gennaio) fa pensare ad un dislocamento piuttosto decentrato in Siberia del ramo del VP.
A questo punto si compie la rottura del ponte con l'alta russa (che si ritira sulla Siberia orientale).

Quindi in conclusione, riducendosi la latenza nell'ingerenza del nucleo di massima vorticità positiva sull’artico europeo, questa (prima) fase di isolamento di circolazione secondaria potrebbe essere più breve del previsto.

Questo produce una maggiore latenza nell’ingerenza del nucleo di massima vorticità positiva sull’artico europeo. Si predispone una zona di relativa calma sul tratto euro-atlantico e russo-ovest siberiano. Beninteso, una minima divergenza del getto in artico europeo permetterà ancora, in terza decade, affondi artico-scandinavi volti ad approfondire una area di basse pressioni sul sud Europa (che altrimenti si sarebbero approfonditi in loco sotto Scand-).