... la sciula?
Altre parole derivanti da lingue antiche o straniere (un po' tutti i dialetti italiani ne sono pieni):
Domani : Crà (latino cras)
Dopodomani : P's crà (latino post cras)
Mattino : Matìn (francese matìn)
Ciliegia : Ceràs (francese cerise o spagnolo cereza)
Buco : Pertùs (ha a che fare sempre con il francese)
Sedano : acc (latino apium)
Padre : attàn (greco atta)
Chiodo : chiùov (latino clavus)
Zucca : cucùzz (latino cucutia)
Fagiolo : fasùl (latino phaseolus)
Baffi : mustàzz (francese moustache)
Entrare : trasì (latino transire)
Ma ce ne sono centinaia
Per il Friuli la scelta è vastissima avendo poi noi una lingua tutta nostra. Alcuni casi così che mi vengono in mente di getto:
Dindi = tacchino
Budiese = cimice verde
Stronfe malte = muratore
blave = mais
Sacudiel = persona paffuttella
Mal dal accaduto = epilessia
siarai = gabbia
Fondamentalmente la nostra lingua è totalmente incomprensibile per chi non la sà mentre le terminologie di altre regioni sono alle volte identificabili anche da chi non è del luogo.
puntiamo ancora a 7 mesi con almeno 1 over 30°C , come nel 2011!
Sgorgia-airone
Busa-sterco di vacca
Sapin-abete
Pieuva-pioggia
Ratavoloira-pipistrello
Brich-collina, monte
Comba-conca, piccola valle
Losna-fulmine
Mach-solo
Feja-pecora
Masnà-bambino
Sagrin-preoccupazione
Madama-signora
Alman-tedesco
Bergè-pastore
Montè-salire
Travaj-lavoro
Credo che tutte le lingue siano incomprensibili a chi non le sa. Quello che ci sembra chiaro e ben identificabile è quel "fondo comune" che in parte è retaggio della comune origine neolatina delle attuali parlate locali, ma in parte deriva anche dal processo di italianizzazione iniziato con la scolarizzazione e completato con la televisione.
E' un fenomeno comune infatti l'affermarsi di termini "dialettizzati" a scapito del sinonimo più genuinamente locale, soppiantato proprio perché poco comprensibile, quindi via via meno usato dalle nuove generazioni - di allora - che imparavano l'italiano a scuola e che venivano bacchettate se osavano usare la lingua locale.
Ovvio che l'istinto tornati a casa prevalesse, e quindi finisse per travolgere anche in nuovi termini imparati a scuola... il risultato alla distanza è però che un patrimonio di storia ed espressitvità va disperdendosi.
Sia chiaro, è solo una constatazione. Reinsegnare oggi la lingua locale "d'obbligo", in terre dove da sola si è via via persa, non avrebbe senso e non produrrebbe un ritorno alle origini. La lingua locale deve rimanere viva, secondo me, per la sua stessa forza, ovvero per l'orgoglio dei parlanti di mantenerla, non per dei provvedimenti legislativi. Dove ciò si verifica, la parlata originaria si sente ancora, anche in bocca al ceto colto. Dove si è persa la spinta a fare ciò, la lingua locale è inesorabilmente morta.
Detto questo, dindio è chiarissimo anche per un non friulano... io l'ho sempre chiamato e sentito chiamare così.
Solo che, qui a Milano, nessuno mi capisce...
comunque, è la riprova di quello che dicevo sopra. C'è tutta una serie di termini del Nord Est che sono peculiari della zona e si trovano con varianti a scala locale. Così come ci sono una quantità di termini piemontesi altrettanto incomprensibili. O toscani, o meridionali. Ho guardato le liste che sono state scritte qui, e negli idiomi che non conosco, non ci capisco un'acca tranne quando la parola è simile all'italiano.
Per questo varrebbe la pena selezionare le forme veramente "locali", quelle arcaiche che stiamo perdendo. Spesso recano tracce interessantissime della storia dell'oggetto a cui si riferiscono.
Torgnon (1350 mt) / Chatillon (530 mt) stazione meteo:
https://www.wunderground.com/dashboard/pws/ITORGN6
http://datimeteoasti.it/stazionimete.../realtime.html
Ecco, questo è un bell'esempio.
Dindio viene da gallinaceo d'India, quando ancora si pensava di aver raggiunto le Indie dall'altra parte (il tacchino spopolò sulle tavole ricche in brevissimo tempo).
Quindi per certi versi l'origine è chiara.
"pait" invece mi sembra già più oscuo e da approfondire.
Tutt'e due i termini comunque non hanno nulla a che vedere con "tacchino", nessuna radice in comune.
A questo punto diventa interessante l'analisi etimologica comparata. perché in una certa area si è scelto un termine? quale storia o motivazioni psicologiche o altro? Qui viene il bello...
prendo uno degli ultimi elenchi postati: c'è una serie di termini, in rosso, che mi sembrano strettamente legati a delle radici locali, diffuse voglio dire solo in quell'area, e che non si riesce nemmeno a far risalire facilmente a lingue limitrofe
Sgorgia-airone
Busa-sterco di vacca
Sapin-abete
Pieuva-pioggia . questo è abbastanza normale, a Est è "piova"
Ratavoloira-pipistrello . questo è originale, ratto che vola?
Brich-collina, monte . questo è tipico dell'area "ligure", c'è dentro una radice che significa "luogo d'altura" nelle lingue celtiche
Comba-conca, piccola valle . anche questo è legato a una radice preromana
Losna-fulmine
Mach-solo
Feja-pecora
Masnà-bambino
Sagrin-preoccupazione
Madama-signora . questo è latino medievale
Alman-tedesco . Alemanno per tedesco è medievale
Bergè-pastore . derivazione francese? comunque la radice è diversa da pastore
Montè-salire . montare, o qualcosa del genere
Travaj-lavoro . anche questo ha una radice molto diffusa.
Quelli che incuriosiscono, e che possono apparire incomprensibili a chi non è della zona, sono appunto quelli rossi, che fanno riaffiorare probabilmente un sostrato anteriore alla latinizzazione, oppure sono legati a situazioni storiche specifiche.
A quel punto, secondo me, l'indagine si fa divertente...
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