Aggiungo un altra considerazione che però tocca temi piuttosto ampi:

Non si parla mai della durata dell'auto!

Mi spiego in dettaglio:

Per le tecnologie che abbiamo ora a disposizione (materiali, trattamenti termici, qualità e ripetibilità della qualità etc...) un motore termico potrebbe durare per milioni di km, letteralmente MILIONI.

Così come "la scocca" dell'auto potrebbe quasi essere eterna, non siamo più negli anni 70 dove le Alfa Romeo venivano vendute già arrugginite perché non facevano trattamenti anti-ossidazione prima della verniciatura.

Perché non si fanno più auto che vai dal carrozziere a riparare ma a furia di fare abitacoli a deformazioni controllate e differenziate ormai butti via una macchina anche solo se ti tamponano?
Ok, è una tecnologia che salva miliardi di vite, ma perché non è pensata per essere anche "facilmente " riparabile?

La risposta è "semplice", viviamo in un mondo votato al consumismo.....
Ma consumando si consuma anche energia e materiali, perché ci dobbiamo arrendere al fatto che oramai "nulla è riparabile"?


Faccio alcuni esempi per essere più chiaro:
- tecnologie nei motori dell'autotrasporto per esempio, i "camion" fanno milioni di Km non migliaia e sviluppando un lavoro mica leggero nella loro vita
- Ormai i guasti più noiosi e comuni sono all'elettronica (rottura centraline, sensori, computer di bordo, starature di sensori etc), sono pochi (o comunque mooolto meno di qualche tempo fa) i difetti meccanici (rotture guarnizioni, testate, guide valvole, distribuzione, turbo, trasmissione etc)
- Nei carrozzieri sono spariti i banchi per il tiraggio e la messa in sagoma delle auto, ormai dopo un incidente i primi controlli si fanno alle battute degli sportelli e al tetto, se qualcosa è piegato ciao, butti la macchina perché non la sistemi più
- Come dico a tanti, vedremo fra 40 anni quali e quante auto d'epoca ci saranno......il 99% delle auto moderne si "autodistruggerà" prima dei 20 anni o dopo 250/300k km......

Sostanzialmente viene applicato quello che un mio professore chiamava "criterio della miseria scientifica" ovvero la capacità di progettare e produrre un oggetto la quale durata nel tempo viene scientificamente calcolata.

Concludo dicendo che è un discorso ampliabile a tanti prodotti, tecnologici o meno, che ognuno di noi acquista nella propria vita.