"L'inglese lo conoscono tutti" è una ballata che si sente spesso. In realtà significa che se sei un turista, non hai problemi a interfacciarti con la gente, perché l'inglese lo parlano tutti.

Se l'idea è quella di trasferirti definitivamente in Scandinavia, scordati, e lo sottolineo fermamente, di sperare di parlare in inglese per lavorare, a meno che tu non sia un chirurgo premio nobel per la medicina o un prodigio simile.

Non so bene quali potrebbero essere i problemi di lingua per un italiano; diciamo che sono lingue molto diverse da quelle mediterranee, per un certo verso più facili, ma forse il problema peggiore deriva dal fatto che qui non si pronunciano le frasi belle scandite, lettera per lettera, come in italiano - ma si tende a fare un bel miscuglio, mangiando anche 7 o 8 lettere da una parola. Prendo una esempio a caso: della frase "det gjør jeg ikke" ("non lo faccio") rischi di sentire solo "djøøæikj". Ci vogliono anni per capire la gente, la quale generalmente non fa sforzi per comprenderti (me compreso). Ricorda che la lingua è anche cultura, e la cultura scandinava è diversissima da quella italiana. Lo "shock culturale" è molto alto, e confrontandomi con degli italiani che ho portato un po' in giro per la "vera" Norvegia, non quella dei turisti, ho notato che hanno avuto grosse difficoltà a capire certi comportamenti che qui sono naturali, rimanendo per lo più in una condizione di imbarazzo praticamente perenne. Questo non aiuta nell'integrazione, e in genere il primo periodo di disagio è quello che lascia più impressioni.

Per ora la disoccupazione è un problemone: la crisi ha colpito duro e tante aziende stanno chiudendo, i norvegesi si stanno inventando nuovi lavori e questo è generalmente un pessimo momento per muoversi - ma sono certo che migliorerà nel prossimo futuro, anche perché non possiamo andare avanti così ancora per molto.

Per il resto è tutto simile all'Italia: la sanità è uguale, anche se il livello dei medici è decisamente più basso, il cibo inqualificabile, i prezzi alti anche in relazione allo stipendio medio (ci sono molti costi nascosti) e il lavoro molto rispettato. "Jobb e jobb", come si dice qui. A nessuno è negata la dignità del lavoro, dal più umile al più alto. Però qui non esiste il concetto di "fare bella figura" che invece è imperante in Italia, per cui se un ragazzo trentacinquenne con 2 lauree si trova a cambiare pannolini come supplente in un asilo, a contratto da "ti chiamiamo quando ci servi", nessuno lo giudica... e soprattutto nemmeno il ragazzo in questione si lamenta perché con i suoi titoli PRETENDE un lavoro adeguato.
E' una filosofia, questa, che non ho mai visto durante la mia permanenza in Italia, e che fa parte del "culture shock" di cui sopra.