Citazione Originariamente Scritto da CausaEffetto Visualizza Messaggio
L'AO invernale 2013-2014 poteva anche chiudere a -2 che nulla cambia circa le considerazioni fatte sopra. Non è tanto l'intensità dello scostamento tra consuntivo e previsione che conta perchè quando si manifesta l'evento statisticamente improbabile, l'insuccesso è già certificato dal fatto che si è manifestato. Il problema della questione è la sostanza, cioè quell'evento statisticamente improbabile non ha il 9% di probabilità di manifestarsi, ma una probabilità più elevata, per le considerazioni fatte sopra.

In sintesi, non è vero che con l'OPI abbiamo una capacità previsionale del 91% dell'AO invernale, questo lo si sapeva già prima che si effettuasse il test dell'annata 2013-2014 perchè la correlazione è descrittiva e non parte dalla descrizione analitica della causa fisica sottostante ma da una sua descrittiva ipotesi.

Ciò non toglie che il progetto OPI meriti attenzione, anzi l'idea deve essere sviluppata ed approfondita perchè se si riuscisse a descrivere analiticamente e non solo in modo descrittivo il rapporto causa-effetto tra dinamiche embrionali del VP e maturità dello stesso allora avremmo uno strumento in grado di prevedere con alta probabilità, sempre che l'ipotesi sottostante la correlazione sia veritiera ed in questo caso un R^2 di 0,91 depone a favore.

Merita certamente attenzione e può essere un interessante (s)punto di partenza da sviluppare in futuro.
Tuttavia c'è un però. Non vorrei sembrare scortese nei confronti dell'OPI (lungi da me, l'idea) e d'altronde alcune critiche costruttive le avevo già espresse a suo tempo ad uno degli autori in privato.
Ma secondo me è proprio nella presunta novità il lato debole della questione (a prescindere dalla mancanza di una base teorica e fisica, ma forse è troppo imprescindibile, la cosa). Concordo con Matteo, alla base di questa covarianza c'è la questione relativa all'innevamento del continente euroasiatico e della Siberia (sia come estensione, sia come rateo di avanzamento) nel cuore della stagione autunnale, questione che per semplicità chiamiamo "effetto Cohen". E per di più non è mica l'unica (si pensi alla dispersione di Rossby waves dalle aree del pacifico tropicale in conseguenza di pattern di precipitazione con associata divergenza delle masse d'aria in quota a quelle latitudini e relativa "interferenza" con i getti).
Ora: anche ammesso (e non ancora concesso, vista la suddetta mancanza di una base teorica e fisica) che questo "effetto Cohen" sia un riflesso del comportamento di un VP in fase embrionale e che dovrebbe poi riflettersi nel carattere o nella tipologia di inverno emisferico (leggasi: indice AO o quel che si vuole), nulla e nessuno - fino a prova del contrario - ci vieta di pensare (perché esistono basi teoriche e fisiche comprovate) che un sistema complesso, deterministico, altamente non lineare e stocastico possa essere in grado di produrre una variabilità generata internamente allo stesso sistema. In questo specifico caso, possiamo pensare ad un eventuale forcing stocastico esercitato sull'atmosfera dalla presenza o dall'assenza o dalla velocità di crescita di superficie innevata su una vasta porzione dell'emisfero con gli associati mutamenti dei gradienti termici e barici.
Ecco: questo mi pare scartato a piè pari, nello studio dell'OPI, nel tentativo (mi pare, ma potrei sbagliarmi) di evidenziarlo come una presunta novità che tale non è.

Lascio evidentemente da parte il contorno del modus con cui è stato presentato il tutto (non è proprio il mio campo di indagine il marketing teleconnettivo) e d'altra parte la mia risposta voleva mirare solo alla sostanza della cosa.